Spesso abbiamo parlato del cinema contemporaneo che guarda con occhi diversi il passato. Nostalgia, ricordo, riproposizione, in svariati modi la settima arte oggi indaga sul passato e sulla storia dell’uomo attorniata nella modernità da una crisi sociale ma anche filosofica sempre più pressante.
Questo è un po’ il discorso che compie il film tedesco di cui parliamo oggi, tratto dal romanzo best seller di Timur Vermes e diretto da David Wnendt.
Lui è tornato, ci presenta il più grande dittatore del secolo scorso Adolf Hitler ritornare in vita dopo più di 70 anni, nel luogo dove si ergeva il suo famoso bunker.
Spaesato, visionario e completamente estraneo all’evoluzione dell’era tecnologica, Hitler si muoverà nella Germania dei giorni nostri, cercando di espandere di nuovo la sua ideologia, e diventando come molti personaggi bizzarri e intriganti dei giorni nostri un fenomeno mediatico.
Il film inizia sotto una componente in prevalenza comico-satirica, fra gag molto soft e scene dalla componente bizzarra caratterizzata dalla non-conoscenza degli oggetti moderni da parte del dittatore tedesco.
Dopo però Lui è tornato sembra alzare la sua asticella e diventa nella sua comicità altamente profondo, non molto emozionale ma assolutamente riflessivo.
Hitler si muove fra scene improvvisate in puro stile documentario ad intervistare le persone nel suo tour fra i paesaggi tedeschi, riscontrando che ci sta un forte malumore verso la politica e la società moderne basate su governi strettamente democratici.
I personaggi attorno a lui non sapendo e non volendo credere che fosse veramente egli risorto, lo aiutano nel suo piano ideologico e morale, Hitler va in tv, esce nei giornali, fa interviste, usa il mezzo televisivo proprio come faceva 70 anni prima, una tecnica di pura propaganda per il partito nazional-socialista.
La caratura del personaggio di Hitler è aiutata dalla grandissima interpretazione di Oliver Masucci, che crea un Hitler astuto e meschino quando serve, dinamico e innovativo, ma a tratti anche comico e scherzoso per alleggerire la narrazione.
Il problema o la pecca principale della pellicola è quella di essere assolutamente non-cinematografica, la sua uscita in sala sembra quasi inutile e viene giustificata dai non esaltanti incassi al box office.
Un film più da televisione che da grande schermo, sicuramente da vedere sui servizi streaming on demand, a causa di una regia e una fotografia assolutamente sterili che rendono lui è tornato più un documentario giornalistico che un film da cinepresa.
Questo fa diventare la tematica e la riflessione sempre più imponenti nel “film”, e forse è proprio quello inconsciamente il suo obiettivo finale.
Lui è tornato gioca sul sentimento filosofico e popolare del “si stava meglio quando si stava peggio”, analizza, impone e propone una visione pessimistica della realtà sociale e politica, un senso di scontentezza verso le moderne democrazie e di guardare la dittatura che ha portato guerre mondiali dopo 70 anni con occhi e umori diversi.
Questo è il “punto di partenza” citato dallo stesso Hitler durante il film, che pur diventando un fenomeno mediatico riesce ancora oggi, di nuovo come nel 1933 a farsi apprezzare da pubblico e cittadini, a far riaffiorare le sue idee politiche e drastiche, esterna simpatia sfoggiando selfie e video con le persone, domandandoci nel nostro animo “abbiamo bisogno di un dittatore?”.
È giusto chiedersi o riflettere se dopo 2 guerre mondiali la condizione sociale e economica sia cambiata, sia migliorata, sia la giusta via da percorrere dopo le dittature totalitarie?, Quesiti troppo contorti e difficili che non possiamo espandere in questa sede cinematografica ma che Lui è tornato indirettamente ci porta a considerare.
Allacciandoci all’inizio di questa recensione, tali quesiti nascono dalla visione cinematografica e non del passato, un passato che ritorna e vive ancora nel presente, sotto forma nostalgica, di indagine e di rivalutazione, sta a ognuno di noi guardandolo dare una propria risposta, ma soprattutto una soluzione per evitare di vivere nel passato e dimenticare di cambiare il presente, come diceva un grande personaggio della serialità Tony Soprano “nella vita è inutile guardare al passato, possiamo solo ricominciare”.
VOTO: 7/10
Una recensione di Stefano Valva